Di rivoluzioni e matamorfosi: trasferirsi



Nel periodo che pensavi essere il più triste della tua vita, in cui pensavi che il buio che avevi dentro non ti avrebbe più abbandonata, un amico diventa, lentamente, qualcosa di più. All'inizio sei spaventata e nella tua testa partono tutte quelle inutili domande che non portano da nessuna parte come: "E se roviniamo l'amicizia?", " Ma se poi va male?", "Tanto non è una cosa seria, ora passa..." (Neanche fosse un mal di pancia). Sono domande assolutamente inutili perché se passerà oppure no sarà solo il tempo a dirtelo e la domanda sulla fine dell'ipotetica amicizia è solo un palliativo perché, nel momento in cui pensi a quel l'amico come a qualcosa di piú, quando un giorno di febbraio lo baci e ti sembra di riprendere a respirare in quel momento, beh, l'amicizia é già bella che finita. Quindi decidi che le domande non hanno senso, che ti tarpano le ali e uccidono le possibilità e tu, in quel momento hai bisogno di una possibilità come di bere e mangiare. Decidi di buttarti in questa passione che forse non è neppure amore, o forse sì ma, in fondo, ti importa davvero saperlo subito?
Così passano i mesi e quell'attrazione continua, cresce e si trasforma. Non c'è niente che riesca a separarvi: la distanza (ben 500 km), il passato sentimentale difficile per entrambi, la differenza di età che alcuni reputano troppo grande, le persone e le loro cattiverie, neppure voi stessi e dire che ci avete provato parecchio. Inizia, senza che tu o lui possiate fare niente, la vostra storia d'amore. Un amore che va avanti fra weekend rubati, fughe da pazzi per poche ore insieme, treni presi di corsa, autostrade, benzina, separazioni e attese. E poi viaggi meravigliosi che vi hanno fatto scoprire luoghi bellissimi e vi hanno insegnato molto l'uno dell'altra, esperienze, anche forti, affrontate sempre insieme. Per non parlare delle liti furiose al telefono o su whatsapp (che sia maledetto) che diecimila volte vi ha fatto fraintendere.
E cosi i mesi sono diventati anni, un giorno vi guardate negli occhi e vi dite che siete stanchi. Sì stanchi: di scorrazzare su e giù per l'Italia, stanchi di separazioni, stanchi di malinconie, stanchi di dover incastrare sempre tutto, contrastando mille imprevisti, a volte anche seri. 
Arrivati al bivio non ci sono poi molte alternative: o si decide di vivere insieme, oppure la storia muore, inevitabilmente. Noi abbiamo scelto la prima alternativa ma con 500 km di distanza convivere implicava anche un trasferimento. Il mio nel nostro caso. Mettere 500 km tra me e la mia famiglia, i miei amici, il mio ufficio e i miei colleghi. Cinquecento chilometri fa me e 36 anni della mia vita. Fra me ed il mare.
Emozioni contrastanti: la paura, il coraggio, la voglia di vivere e di crederci ancora. L'ho meditata a lungo questa decisione, tanto a lungo. Circa un anno in cui sono passata dal sì, per poi dire no, per poi dire ancora sì e poi no, non so nemmeno più quante volte.
Trasferirsi è un viaggio che inizia dentro, iniziare una vita insieme a qualcuno è un viaggio ed è pure una scommessa, lasciare i tuoi affetti è un viaggio. Io li ho affrontati tutti insieme ed è stato un vero salto nel buio.
Sono partita con A. e la mia Eva (la mia gatta di quasi 19 anni) il 27 giugno scorso. Sono partita stringendo forte mia madre, mio padre ed i miei nipoti e, fra lacrime e sorrisi, sono salita in macchina con Eva fra le braccia e li ho visti scomparire in lontananza. Le due settimane precedenti le avevo passate a salutare amici, parenti e colleghi e, una volta di più se necessario, ho avuto conferma di essere circondata d'amore. E con quell'amore nel cuore ho salutato la mia città, la mia Lanterna e sono partita con A. verso la nostra nuova vita. Il viaggio è stato tranquillo e, quando siamo arrivati, Eva mi ha dato la prima lezione di vita di questo nuovo capitolo della nostra vita. Appena ci siamo fermati ed A. è andato a prendere due pizza d'asporto, lei si è tirata su, ha iniziato ad annusare l'aria è a guardarsi intorno con grande curiosità. Arrivati a casa si è subito messa a suo agio, come se fosse sempre stata lì, come se A. avesse da sempre vissuto con lei. Io la guardavo stupefatta. Ci eravamo tutti molto preoccupati per lei, per le sue condizioni di salute che prima della partenza erano piuttosto serie. Invece Eva, come se nulla fosse, ha deciso subito di adattarsi e prendere il buono di questa nuova avventura in cui io l'ho trascinata. Io mi sentivo così disorientata, persino confusa. Spaventata. Non tanto dalla convivenza ma dalla paura del nuovo ufficio, della nuova sede, del nuovo capo, dei nuovi colleghi. In fondo mi aspettava Roma che è ben diversa da Genova. 
La prima settimana l'ho trascorsa in ferie, senza rilassarmi un attimo, con l'adrenalina sempre a mille, felice sì ma con l'ansia sottopelle. Ansia del nuovo ufficio ma anche ansia da prestazione in casa. Mi sono trasformata quasi subito in una casalinga disperata: sistema qui, pulisci lì, togli le scatole di mezzo, devi far tutto prima di iniziare a lavorare sennò poi come fai e via così. Momenti di entusiasmo a mille alternati a fasi di irritabilità estrema. Bipolare senza via d'uscita. Insopportabile persino a me stessa. Ma, per quanto mi sforzassi, non riuscivo a cambiare direzione, non riuscivo a seguire l'esempio di Eva: semplicemente adattarmi e godermi la nuova situazione. Non ci riuscivo.
Il 4 luglio ho ripreso a lavorare. La vita da pendolare è per me, seppur parzialmente, una novità. Perché a Genova mi muovevo con i mezzi pubblici ma aver a che fare con il traffico a Roma e con i treni è tutt'altra cosa. Certo le bellezze che vedi ad ogni angolo di questa meravigliosa città ti ripagano di molta della fatica ma ho potuto anche accorgermi che l'universo un pò provinciale, forse, da cui provengo, è in realtà un privilegio. 
Il primo approccio con la nuova sede è stato positivo e questo ha migliorato il mio stato emotivo non poco. Ieri ho pulito e sistemato casa fino a sentirmi male. Ed oggi finalmente ho capito che devo prenderla con più calma. Stavo cadendo con tutte le scarpe nel l'ansia da prestazione, nello stress, nella ricerca di una perfezione che non può esserci semplicemente. Sono una donna normale e non wonder woman. Mi sono accorta che stavo sbagliando approccio, che mi stavo nascondendo dietro giornate infinite tra lavoro in ufficio e in casa per non ascoltarmi. Non ascoltare la mia felicità, non ascoltare la mia malinconia, la mia nostalgia, non ascoltare il mio coraggio e la mia voglia di mettermi di nuovo in gioco. 
Trasferirsi è un viaggio, un percorso di evoluzione interiore, un percorso di crescita. Il mio è appena iniziato ma ho già imparato diverse cose. Un'amica mi ha detto che questo non è un semplice cambiamento, questa è una rivoluzione. Adesso sento che è iniziata la metamorfosi. La farfalla sta uscendo dal bozzolo e si appresta a volare, non più sola.





Commenti

  1. Molto intenso, un cambiamento del genere è sempre un viaggio e come tale apre la mente! In bocca al lupo!
    Ciao, Angelo.

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    1. Crepi il lupo! E grazie per l'attenzione al mio blog!

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  2. Come sempre riesci a tirar fuori le tue emozioni e far emozionare anche me, son felice che tu/voi abbiate deciso per il "si trasferiamoci", ora tesoro, fai come Eva, inizia a vivere questo nuovo capitolo della tua vita come merita di essere vissuto. Un bacio grande ed un cuoricino verde..

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  3. Ti capisco bene...e ti sono vicina per molti aspetti.Io,il trasferimento l'ho vissuto.al contrario,da Roma ad un piccolo paese sulle colline in Piemonte.Con i miei amori:la mia bambina e mio marito.Per ritrovare una dimensione più semplice e rimettere insieme la nostra vita che si era fermata dopo che lui è stato molto male.Soffre ,come te,di Crohn.E una complicazione me l'ha portato via per più di un mese...e ora siamo qui,insieme,felici e pronti a ricominciare.
    Trasferirsi inizia davvero da dentro di noi,e non è mai facile,ma il cambiamento vissuto consapevolmente dona forze inaspettate e ci fa anche scoprire lati nuovi di noi stessi.
    Ti auguro una meravigliosa nuova vita!

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    1. Cara Ophelia, grazie per il tuo commento. È sempre una soddisfazione quando ciò che scrivo arriva al cuore delle persone. Spero che adesso tuo marito stia meglio e che possiate ricominciare al meglio la vostra vita. Buon viaggio a voi e un bacino alla vostra piccola.

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