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Visualizzazione dei post da 2016

"Il gioco degli arcani": quando il viaggio è dentro a un libro.

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Questo blog parla spesso di viaggi: viaggi geografici, viaggi interiori, viaggi di crescita, viaggi intesi in ogni loro sfumatura. A volte, il viaggio lo si può trovare in un libro ed è quello che mi è capitato leggendo l'ultimo romanzo di Barbara Frale: "Il gioco degli arcani", edito da Centauria Libri.  "Il gioco degli arcani" è un thriller storico ambientato a Roma, durante il Giubileo indetto da Bonifacio VIII  nel 1300. Ma andiamo per gradi ed iniziamo dalla sinossi del romanzo: " Roma, anno 1300. Papa Bonifacio VIII ha indetto il primo Giubileo della storia e in una città affol­lata e in preda alla frenesia non vuole altri proble­mi. Tantomeno un omicidio. Ma Giovanna Savelli, una delle nobildonne più in vista dell’Urbe, è sta­ta trovata morta, forse avvelenata. E la principa­le indiziata è la bellissima Immacolata Colonna, che appartiene a una famiglia ostile al pontefice: processarla senza prove certe potrebbe scatenare una rivolta.

La fatica di chi non procrea

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Immagine da wakeupnews.eu Una delle mie letture di settembre è stato il romanzo di Tiziana Cazziero che si intitola: "E tu quando lo fai un figlio?", edito da Rizzoli YouFeel. Racconta la storia di Luisa e Leonardo, una coppia giovane, bella, di successo che però lotta contro l'infertilità. È un libro che affronta un argomento delicato con cognizione di causa ma anche con ironia e dolcezza. Insomma una lettura che consiglio sia a chi si trova a vivere un'esperienza come quella dei protagonisti ma anche a coloro i quali non hanno idea di che cosa si passi, si sacrifichi e si soffra nella ricerca di un figlio che non vuole arrivare. Le coppie come Luisa e Leonardo sono però socialmente supportate, hanno comprensione perché affrontano un percorso difficile ed impervio, che mette a durissima prova la tenuta della coppia è che, di per sé e giustamente, provoca sentimenti di solidarietà. Cosa che non accade a tutte quelle coppie che non parlano dei motivi ch

Quattro verità che ho imparato da quando mi sono trasferita

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Sono passati ormai quasi 4 mesi da quando mi sono trasferita dal nord al centro Italia e ci sono differenze, comportamenti e cose a cui ho dovuto abituarmi in fretta. Ammetto che non a tutte ho fatto davvero l'abitudine, in realtà, le sopporto come un incontrovertibile dato di fatto. Facciamo subito una doverosa precisazione: questo è un post ironico e non vuol essere in nessun modo un paragone fra nord e centro, Liguria e Lazio, o cose di questo tipo anche perché la prima è la mia terra natale e il Lazio la mia nuova casa, dove mi trovo molto bene. Ecco quindi le quattro verità che ho imparato da quando mi sono trasferita: 1) I decibel utilizzati per parlare: il volume della voce di una persona che vive qui è infinitamente più alto del mio e di qualsiasi ligure. Al nord alzare la voce, se non si è alterati,  è puro inquinamento acustico, in men che non si dica, se ti parte un po' la corda vocale, ti guardano tutti con disapprovazione. Nel Lazio si scazzano p

Quando la malattia irrompe nella tua vita: di accettazione ed altre fatiche- Aspettando le Astronavi con Invisible Body Disabilities

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Laura per Chiara DeMarchi Ph Erano le 3 del mattino del 23 luglio 2008, faceva caldo ed io avevo passato la notte a dormire a singhiozzi, Mi svegliò un forte crampo alla pancia e una forte urgenza di andare in bagno. Mi alzai velocemente, mi sentivo strana, una sensazione indecifrabile. Andai in bagno e lì non feci in tempo ad arrivare al wc che un dolore mai sentito si impadronì di me: mi piegai in avanti e non mi uscì neppure il fiato per chiamare aiuto. Arrivai alla toilette e ciò che il mio corpo buttò fuori fu solo una: sangue rosso vivo. Una, due, tre, quattro, cinque volte... I ricordi sono nitidi, nonostante siano passati alcuni anni ormai, ma il dolore, lo smarrimento e la paura che ho provato non li riesco e non li posso dimenticare. Ho passato un mese in ospedale per emorragia intestinale e, dopo solo due giorni dal ricovero, ebbi la diagnosi di Morbo di Crohn. Sono stata venti giorni attaccata ad una flebo per essere alimentata ed idratata, dolori, vomito

Di rivoluzioni e matamorfosi: trasferirsi

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Nel periodo che pensavi essere il più triste della tua vita, in cui pensavi che il buio che avevi dentro non ti avrebbe più abbandonata, un amico diventa, lentamente, qualcosa di più. All'inizio sei spaventata e nella tua testa partono tutte quelle inutili domande che non portano da nessuna parte come: "E se roviniamo l'amicizia?", " Ma se poi va male?", "Tanto non è una cosa seria, ora passa..." (Neanche fosse un mal di pancia). Sono domande assolutamente inutili perché se passerà oppure no sarà solo il tempo a dirtelo e la domanda sulla fine dell'ipotetica amicizia è solo un palliativo perché, nel momento in cui pensi a quel l'amico come a qualcosa di piú, quando un giorno di febbraio lo baci e ti sembra di riprendere a respirare in quel momento, beh, l'amicizia é già bella che finita. Quindi decidi che le domande non hanno senso, che ti tarpano le ali e uccidono le possibilità e tu, in quel momento hai bisogno di una possi

Quando un viaggio ti scava dentro l'anima- la mia Cuba

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"Ho sentito che a Cuba sarebbe stato tutto speciale nel momento in cui, arrivati in aeroporto e messi in coda per il controllo alla dogana, sono stata investita da un'ondata di caldo mai sentita. Ho iniziato a sudare copiosamente, nonostante fossero passate le 23 ma, per la prima volta in vita mia, non ho avvertito fastidio. E' stata la prima strana, piacevole sensazione provata sull'isola. Era come se sentissi di star buttando fuori tutto il negativo, il tossico, strassante che mi ero portata dietro dall'Italia ed il mio corpo stesse accendendo tutti i sensi. (...)  A Cuba è tutto colorato, tutto emozionante, tutto grande, tutto viscerale: i paesaggi, i colori, il cibo, gli odori. A Cuba esiste una cosa ed il suo esatto contrario. A Cuba sei imprigionato in un continuum spazio-temporale che ti fa desiderare di vestire abiti di lino bianco e cappelli a tesa larga, dove ti aspetti di veder spuntare una diva degli anni Trenta dalla scalinata dell'hotel

Body Worlds- visita alla mostra del Dottor Morte

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Lo scorso weekend sono, finalmente, riuscita ad andare a visitare Body Worlds a Genova, al Porto Antico. Per chi ancora non l'avesse vista e non ne avesse mai sentito parlare, vi racconto che cos'è Body Worlds e chi è Gunther von Hagens. Ribattezzato Dottor Morte, von Hagens è un anatomopatologo, sicuramente un pò eccentrico ma decisamente geniale che, nel 1977, ha messo a punto la tecnica della plastinazione (Plastination) che prevede di sostituire l'acqua all'interno delle cellule con la plastica. Si, avete letto bene, in pratica plastifica i cadaveri che, grazie a questa tecnica, riescono a mantenere posizioni realistiche e permette di vedere all'interno dei corpi, in un modo davvero unico. Body Worlds è una mostra itinerante che ha esordito alla fine del anni Novanta con grande successo e non si è più fermata. I corpi, ribadisco veri, che compongono la mostra sono di persone che hanno volontariamente donato i propri resti mortali al Dottor Morte. Si ca

Alter Ego

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"Mi riconosci? Sono Te. E nemmeno Te troppo tempo fa, sono ciò che eri nemmeno dieci anni or sono. Allora, ti ricordi? Ah, lo vedo dal tuo sguardo, non puoi ingannarmi, io sono te: certo che ti ricordi. Mi guardi con compassione, adesso, con dolcezza. Dov'è la rabbia? Sembra svanita... Al suo posto, cosa vedo? Consapevolezza? Oh mio Dio, sei cresciuta così tanto? Mi vorresti accarezzare, abbracciare ma no, io non voglio, non te lo permetto! Io sono il tuo dolore, io sono le tue paure, io sono la parte sola di te, quella a cui hanno ucciso un sogno. E tu, tu cosa hai fatto? Hai osato rimboccarti le maniche, affrontare la tempesta, lasciare aperto il cuore dopo quello che ci hanno fatto! Mi hai lasciata indietro. Hai presente le sliding doors? Beh, io sono ciò che saresti diventata, se non avessi preso quella decisione quella notte, se non avessi spezzato le catene, se non lo avessi lasciato andare, come aveva deciso. Ricordi quando eri sola a badare a lui, a te s

Bruxelles: città ferita ma immensamente viva

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Foto: pAnaMa Io ed A. siamo partiti per Bruxelles a metà aprile, qualche settimana dopo gli attentati del 22 marzo. Avevamo programmato questo viaggio da diverso tempo e lo aspettavamo con ansia, quando gli attentati che sconvolsero la capitale d'Europa, ci colpirono come un pugno nello stomaco. Per A. era come se avessero colpito casa perché Bruxelles è il luogo dove ha passato anni della sua infanzia ed adolescenza.  Inutile essere ipocriti: abbiamo pensato se partire o no nei giorni successivi. Per quanto ci si sforzi, la violenza con cui quei bastardi dell'Isis colpiscono mette paura, anche a due viaggiatori provetti come noi. Tutte le volte che accade un evento terroristico, mi sale inesorabilmente un pensiero, sempre lo stesso: "E noi, quando?". Mi accorgo che non sono la sola, che tutti, chi più chi meno, facciamo questo pensiero ed è proprio a questo che vogliono portarci: alla paura sottile, avvolgente, continua. Quella che ti fa impazzire,