Viaggio fra gli Autori emergenti: Episodio 4- Controtempo di Sara Tassara





Bentornati sulle Astronavi! Eccoci al quarto episodio del nostro viaggio fra gli Autori emergenti ed oggi voglio presentarvi "Controtempo" di Sara Tassara edito da Edizioni Montag nella collana Chiamatelo Amore.
Piccola premessa, giusto per evitare polemiche posteriori. Conosco virtualmente Sara da qualche anno, abbiamo in comune una persona a Genova che, un giorno, mi ha mandato l'invito a seguire la pagina facebook di Allegro con Biro- il blog di Sara Tassara. Da lì, con il tempo, io e Sara abbiamo preso una certa confidenza e siamo diventate amiche sul web. Sara mi ha spesso spinta ad aprire un mio blog, io l'ho seguita sul suo e sono stata una sua groupie in tempi non sospetti. 
Detto questo, spero di non sentirmi dire che questa recensione è di parte, o che Sara mi ha chiesto di scriverla, o stupidaggini del genere. Perchè, al di là del fatto che denigrereste il lavoro di una persona che scrive da molto tempo e ha vinto diversi concorsi letterari prima di arrivare a questa pubblicazione e che ha già pubblicato un altro di romanzo, offendereste me e la mia integrità ed onestà. Ciò che scrivo nel mio blog è sempre ciò che penso e sento, senza nessun favoritismo. Premessa finita, iniziamo la recensione!


Sinossi: 

Nicola ha 51 anni, un matrimonio fallito alle spalle e una causa per bancarotta fraudolenta in corso. Ripercorre la propria vita e i propri fallimenti, determinato a riprendersi e a ricostruire se stesso ed è proprio nel mezzo di questa crisi che la sua strada incrocia per l'ennesima volta quella di Chiara, il grande amore dell'adolescenza e mai dimenticato. La loro storia è intensa e tormentata, strade destinate a incrociarsi ma sempre al momento sbagliato, incapaci di stare insieme e di vivere lontani, in perfetto sincrono ma controtempo. Sono passati trent'anni, Nicola e Chiara si incontrano di nuovo. Forse potrebbe essere il tempo giusto, ma sarà la vita a scegliere, come sempre.

Recensione:

Se vi aspettate un romance, lasciate perdere. Controtempo è molto di più di una storia d'amore. E' la storia di due vite, quelle di Nicola e Chiara, che seguiamo dagli anni '80 fino ai giorni nostri. 
La voce narrante è quella del protagonista e la storia di svolge per lo più a Genova. 
Chiara e Nicola sono giovani ed innamorati, di quell'amore che sembra possa affrontare tutto, di quell'amore che ti espode dentro con una violenza tale che pensi non finirà mai. Ma la vita ha spesso altri piani e, a seguito di un fatto molto grave nella vita di Chiara, i due prendono strade diverse. 
Ad un certo punto, si rincontrano adulti, disillusi, feriti dal mondo e da loro stessi, orgogliosi e impauriti. 
Nicola è un uomo di grande sensibilità, con una forte capacità d'amare fin da giovane, con grandi progetti e sogni ma ha un grande difetto: è incapace di scegliere. In tutto il romanzo, Nicola non fa altro che farsi trasportare dagli eventi, facendo ciò che la società si aspetta da lui ma non ciò che lui stesso desidera. E' capace di affrontare tragedie enormi come la violenza, o la difficoltà ad avere un figlio ma non è capace di fare mai ciò che lo renderebbe felice. Per paura. Nicola ha paura: paura di ciò che sente, di ciò che vuole, forse anche di ciò che è. 
Chiara è una creatura fragile, vessata dalla vita ma orgogliosa e con risorse inaspettate. E' una donna che crede nell'amore ma che non vuole essere la seconda scelta di nessuno. Chiara è quella che sceglie sempre, invece, anche quando non dovrebbe, anche quando dovrebbe solo abbandonarsi ed avere pazienza.  Chiara è un pò di ciascuna di noi che pensiamo sempre di sapere cosa è meglio per gli altri anche quando siamo confuse su cosa sia meglio per noi.
All'interno del romanzo le atmosfere di Genova, i suoi colori e i suoi profumi vi accompagneranno, facendo da perfetta cornice alla storia... Se conoscete la tramontana di Genova, sentirete il suo sibilo nelle orecchie e la sensazione che vi entri da tutte le parti, sentirete la focaccia fra le vostre dita e il suo sapore in bocca. Camminerete fra il luoghi descritti ripercorrendoli con nitidezza. 
Se non conoscete Genova vi verrà voglia di vederla.
Controtempo nasce come una bella storia d'amore e diventa un romanzo sulle occasioni mancate, sulla nostra incapacità di perseverare, sul nostro desiderio di essere amati in modo assoluto senza compromessi, sulla resilienza e sul coraggio. L'epilogo vi lascerà attoniti, a far decantare il messaggio che i due protagonisti vi hanno voluto lasciare. Perchè alla fine del libro Nicola e Chiara saranno per voi reali, così reali da desiderare il più scontato e sbagliato dei finali, pur di non perderli.


 Intervista a Sara Tassara:


Aspettando le Astronavi: Ciao Sara, benvenuta su Aspettando le Astronavi e grazie per il tempo che hai deciso di concedere a questa intervista!
A: Iniziamo con le domande per “rompere il ghiaccio”. Chi è Sara Tassara? Come ti descriveresti?
S. Ciao Minnie (grazie Sara per aver svelato uno dei soprannomi più assurdi che mi sia mai stato dato...)! Che bello essere intervistata proprio da te! Ed esordisci subito con una delle domande che mi
mette più a disagio, seconda solo a “Ah davvero? Scrivi? E di cosa scrivi?”. Ed io comincio a
balbettare…Dunque, come mi descrivo: idealista, onesta al limite dell’ingenuità - nonostante le tante
mazzate prese - e con pochi ma solidi valori: gli amici, la famiglia e una fiducia sconfinata nel prossimo. E poi sono cocciuta, testarda, ma so anche mettermi in discussione. E invecchiando sto diventando estremamente insofferente all’ignoranza e alla stupidità, di fronte alle quali reagisco con supponenza, lo so, ma è proprio qualcosa che non tollero. Siamo nel 2018: in questa parte del mondo abbiamo tutti le stesse possibilità di studiare ed informarci. Essere ignoranti oggi, è una scelta che non sono in grado di accettare. E bada, non mi riferisco ai titoli di studio: tutti possiamo accrescere le nostre conoscenze, basta essere curiosi, avere voglia di informarsi, approfondire, non fermarsi alla superficie delle cose.
A: Qual è il tuo libro preferito?
S. Difficilissimo dirlo… Ho decine di autori preferiti: Murakami, Pessoa, Carofiglio, Camilleri, la De
Gregorio, la Oggero, Calvino… Potrei andare avanti all’infinito. Ma il mio guru, anche per la scrittura, resta Tom Robbins, uno scrittore americano che definire geniale è poco. E’molto poco conosciuto in Italia e pressoché introvabile, perché non ristampano più i suoi libri. Quindi col cuore ti rispondo con un suo titolo, “Natura Morta con Picchio”, che forse è il libro che ho riletto più volte, e non mi ha mai delusa.
A: Che musica ascolti?
S. Principalmente cantautori italiani: un amore viscerale per Daniele Silvestri, e per tutti quelli della sua generazione, Carmen Consoli, Max Gazzé, Niccolò Fabi, gli Afterhours, i Subsonica, ma anche la vecchia guardia, De André, Dalla, De Gregori, Tenco, Conte, sono stati la colonna sonora della mia adolescenza. Amo anche il jazz, e molta musica straniera attuale a d’antan! I Police, i Rolling Stones, i Cranberries, e tutto il grunge con sui sono cresciuta, Nirvana e Pearl Jam, che oggi è Eddie Vedder, e ovviamente gli U2. Ahimè con mio figlio Davide ho dovuto modernizzarmi, ma sempre con qualità. Dei “giovani” adoro Mika e Bruno Mars, e devo subire Rovazzi, Fedez e J-ax per amor suo! Comunque se dessi un’occhiata alla mia libreria I-tunes mi prenderesti per pazza… Spazio da Bjiork a Natalino Otto, passando per Malika Ayane, Jack Savoretti e la musica tradizionale africana!
A: “Controtempo” è il tuo romanzo d’esordio?
S. Sì, è esatto. L’ho scritto nel 2016 ed è stato pubblicato a febbraio del 2017
A: Quanto tempo hai impiegato per scriverlo?
S. So che mi attirerò molte critiche ma solo quindici giorni, e probabilmente si vede…

A: Ti sei ispirato a qualche persona reale per la caratterizzazione dei tuoi personaggi sia primari che
comprimari?
S. Non in senso stretto; le mie erano suggestioni di un periodo preciso della mia vita, soprattutto per quanto riguarda gli anni universitari, ma senza nessun riferimento ad una persona o a fatti in particolare.

A: Quanto c’è di Sara in Nicola e Chiara?
S. Ecco, ricollegandomi alla domanda di prima, in realtà c’è più di quanto volessi mettere. “Controtempo” è nato in pochissimi giorni, e non ritengo che questo sia un merito, ma io so scrivere solo così. Ho attinto ad alcune esperienze realmente vissute, a luoghi che mi sono cari, raccontando forse uno dei periodi più spensierati della mia vita. Ma in realtà non c’è nulla di autobiografico. E’ solo una storia tra tante.

A: La storia che racconti tocca temi di forte attualità: divorzio, fallimento, violenza sulle donne, disturbi alimentari e psichiatrici, tradimento, difficoltà di relazione e, forse soprattutto, le occasioni mancate. E’ un tema che ho trovato già sviluppato, seppur in modo completamente diverso, in “Manuale di fisica e buone maniere” di Daniele Germani. Quanto credi che sia diffusa la piaga delle occasioni perdute nella nostra società, Sara? E, secondo te, perché è così diffuso questo “perdere i treni” e smettere di inseguire l’amore, o i sogni?
S. Questa è una domanda bellissima, che tocca davvero il cuore del romanzo, ed è esattamente quello che volevo raccontare. Io credo di aver sempre vissuto pienamente la mia vita, soprattutto nei sentimenti; mi riferisco all’amore, ma anche alle amicizie. Non sono in grado di risparmiarmi. Se penso che ne valga la pena, sono capace di scalare montagne per una persona a cui voglio bene. L’ho fatto e, spesso, ho ricevuto in cambio cocenti delusioni, ma non riesco e forse non voglio cambiare.
Negli ultimi mesi sto riflettendo tanto su questo: i miei romanzi - sì ne ho scritto un altro e te ne parlo dopo -stanno facendo da sottofondo ad un momento della mia vita molto particolare. Arrivata alla mia età, scollinato il dantesco “mezzo del cammin di nostra vita”, è inevitabile fare bilanci, e arrivare a comprendere che la vita è parca di occasioni, e raramente concede la stessa due volte.
Chiara e Nicola hanno avuto la fortuna di averne più di una, ma non hanno mai avuto il coraggio di coglierla fino in fondo. E quante volte anche noi ci lasciamo paralizzare dalla paura? Lasciamo che le nostre indecisioni ci mangino vivi, indugiamo fino a che non è troppo tardi. Lo vedo capitare continuamente intorno a me, ogni giorno. E’ come se quest’epoca fatta di input continui e immediati ci faccia credere che siamo immortali, invincibili e che la nostra occasione, se non arriva oggi, arriverà domani. Anzi peggio: che domani ne arriverà una migliore, e ci lascia come degli idioti a rincorrere l’ideale di un qualcosa che non sarà mai.
So che può sembrare un discorso retorico, tendente alla mediocrità, al basso, ma paradossalmente è proprio il contrario: sono sempre più convinta che quello che abbiamo adesso sia il tesoro più grande nelle nostre mani e dovremmo avere il coraggio di prendercelo, a piene mani, fregandocene delle conseguenze e dei rischi. E’come se ci fossimo rassegnati all’infelicità, alla mediocrità, dandola vinta a stupidi timori che domani saranno solo rimpianti.

A: Lo sfondo del tuo romanzo è Genova. Una Genova che ci viene raccontata dagli anni 80 ai giorni nostri con immagini cariche di emotività, capaci di restituire profumi, colori e sapori. Personalmente, visto che sono molti mesi che non faccio ritorno alla mia città, mi sono commossa molto nel leggerla così ben descritta e “sentita” ma io Genova la conosco, l’adoro, l’ho vissuta per quasi 37 anni. Vivendo in un’altra città mi sono resa conto che per molti però, quella che per me è una delle città più belle d’Italia, piena di contraddizioni e umori, spigolosità ed accoglienza allo stesso tempo, è solo la città dell’Acquario. Perché secondo te, Sara? Perché chi viene a visitare Genova non riesce a coglierne l’incanto vero? Quello che se ci vieni in contatto una volta, sei innamorato per sempre. Dove sta l’errore?
S. Partiamo dal romanzo: come ti ho detto l’ho scritto in pochissimi giorni, per rispettare la scadenza del bando che la casa editrice aveva indetto per cercare nuovi autori per una collana intitolata “Chiamatelo Amore”. Ho sempre considerato questa prima stesura una bozza, a cui avrei lavorato eventualmente in seguito, insieme alla casa editrice, cosa che, come avrai visto, invece non è successa.
Perché ti dico questo? Perchè quando ho iniziato a scrivere, non ero sicura che il romanzo dovesse essere ambientato a Genova, ed è il motivo per cui ho scelto di modificare alcuni nomi. Il Porto Vecchio, per esempio, o “La casa del Boia”, che non è un locale, come sai, ma un edificio storico di Genova. E’ che più scrivevo, più Genova saltava fuori, e si faceva prepotente e aveva proprio voglia di essere raccontata; così ecco il riferimento ai quartieri precisi, come Begato, e infine mi sono trovata a nominarla di continuo. Ti racconto questo perché nella seconda stesura, invece, tutte quelle suggestioni che voi lettori avete trovate, le ho calcate, sfumate, fatte più piene, rotonde, perché avevo capito che quello era il luogo che dovevo raccontare e avevo il dovere di farlo al meglio.
Purtroppo, a causa di alcune incomprensioni con la casa editrice, la seconda stesura è rimasta in un cassetto e pazienza. Andrà meglio la prossima volta.
Rispetto invece alla tua domanda, tocchi un tasto dolente. Io sono laureata in Conservazione dei Beni
Culturali e, subito dopo la laurea, avevo anche cominciato a studiare per prendere il patentino da guida turistica. Conosco bene Genova e i suoi tesori e mi sembra incomprensibile come una città così bella e ricca di potenzialità, capace di fare breccia anche nei turisti più superficiali, non sia in grado di vendersi e valorizzarsi. Genova possiede una storia antichissima, uno dei centri storici più grandi ed antichi d’Europa, ha il mare, le colline, si cucina e si mangia da dio, ha scorci mozzafiato, ha dato i natali a poeti e cantanti (e comici… ma lasciamo perdere… che il 4 marzo è vicino!) eppure, nonostante questo, difficilmente un turista si avventura dall’Acquario al centro storico. E’ una città avviluppata su se stessa, che ha poco spazio per i giovani, che sta perdendo risorse e possibilità di lavoro, da cui è facile fuggire, ma che si fa rimpiangere da chiunque se ne vada. Si capisce quanto la amo e quanto la odio vero? E come vedi non so rispondere alla tua domanda.
Forse non c’è mai stata davvero la volontà politica di farla crescere in cultura e turismo, ma questa è una tendenza che si riscontra un po’ in tutta Italia, e tu che ora bazzichi Roma, dovresti saperlo meglio di me…Ma per l’appunto, lasciamo ad altri la propaganda elettorale!

A: Il tuo romanzo è dedicato ad Elena “la sorella" che ti sei scelta ma anche a molte altre donne da cui hai ricevuto sostegno, coraggio e forse ispirazione. Allora la solidarietà femminile esiste? 
O tu sei particolarmente fortunata in questo?
S. Tocchi un nervo scoperto… Proprio in questi giorni sono stata vittima di una vera e propria macchina del fango perpetrata ai miei danni da un gruppo di donne; un’azione ai limiti del bullismo, che oltre a farmi riflettere moltissimo sull’uso dei social - anche e soprattutto come mamma di un bambino di 7 anni che fra pochi anni si affaccerà su questo universo - mi ha dato la conferma ancora una volta di una tristissima evidenza: le donne sono le peggiori nemiche delle donne. Siamo terribilmente brave a farci la guerra, a giudicare, ad attaccarci per puro sessismo, come non ci permetteremmo mai di fare con un uomo.
E proprio in questi giorni, ho avuto ancora una volta conferma delle donne meravigliose che mi circondano, che mi sono scelta come amiche, che non hanno dubitato per un solo secondo di me e del mio operato. Donne bellissime, intelligenti, ricche di ironia, cultura, capacità di analisi e anche semplice buon senso. Donne educate, rispettose, capaci davvero di ascoltare e dialogare, mettersi in discussione e anche discutere se serve, ma sempre con l’obiettivo comune di crescere, non di gettare fango o sputare sentenze in maniera sterile.
Quindi sì, credo fortemente nella solidarietà femminile, ma credo anche di essere particolarmente fortunata in questo. Elena è più di una sorella. Ma lungo il mio cammino ho incontrato donne ugualmente meravigliose, e sono tante. Come dico sempre, compenso la fortuna che non ho mai avuto in amore, con l’amicizia!

A: Tu sei una che va dritta per la sua strada, una coraggiosa. Sei una mamma separata con un bambino piccolo avuto con un uomo africano. Insomma, sei mamma di un bimbo dalla pelle scura. Quanto è difficile per te confrontarti con questa società del “io non sono razzista però…”, del “tutti i negri sono bestie…”, per arrivare ai titoli dei giornali che ci tengono sempre a specificare se l’autore del crimine è una persona di altra nazionalità? Come si media con tutto questo? Come stai insegnando a tuo figlio a difendersi dal razzismo sempre più diffuso e senza freni? Quanto hai paura per il suo futuro?
S. Stiamo vivendo un periodo storico molto buio, in cui le persone hanno perso ogni fiducia nel futuro e sono terrorizzate dal perdere il poco che hanno. Purtroppo come ben sai alcuni leader politici campano su questi sentimenti, additando il diverso come l’unico responsabile, spostando il problema sul nostro vicino anziché sulle questioni serie di questo paese. I fatti di cronaca degli ultimi mesi sono qualcosa di sconvolgente, non ultimo quello di Macerata, che mi ha davvero toccata nel profondo.
D’altro canto, malgrado le levate di scudi contro gli immigrati e lo ius soli, ormai la realtà è questa. E’ come voler fermare il vento con le mani, Ti faccio un esempio: nella classe di mio figlio, su 24 bambini, ci sono 8 bambini di origine straniera, più due, incluso mio figlio, di origini miste (un genitore italiano e uno straniero). Siamo un gruppo classe splendido, i bambini sono affiatati da matti, e sono sicura che mio figlio stia ponendo le basi per amicizie che gli dureranno una vita, come è successo a me.
Sì, temo per lui. Temo che un giorno un folle gli spari addosso solo perché ha la pelle più scura, temo che non lo assumano perché non è di pura razza italiana, temo che lo discriminino in ogni ambito o possa essere vittima di bullismo. Ma questi sono i timori di ogni genitore.
Io cerco di dargli tutti gli strumenti per vivere bene in una comunità e soprattutto per lasciargli in dono una forte autostima, che è la base per tutto. Gli insegno ad essere generoso, curioso, autonomo, indipendente e aperto verso tutto e tutti. Ma lui lo è per natura.
Viviamo in un’era che è lontana anni luce da quella in cui è cresciuta la nostra generazione, che pure si stava già si stava emancipando dagli schemi tradizionali dei nostri genitori. Questi ragazzi viaggiano, studiano all’estero, imparano le lingue, fanno l’Erasmus. L’Italia prima o poi aprirà gli occhi. E magari quel giorno mio figlio avrà trovato lavoro e famiglia dall’altra parte del mondo…

A: Parliamo un pò del tuo blog Allegro con Biro? Come è nato il progetto? Quanto ha pesato nel tuo
perseverare il sogno di pubblicare un tuo romanzo?
S. Allegro con Biro è nato nel 2013, su spinta, indovina un pò, di una certa Elena di cui abbiamo parlato qui sopra, che dopo avermi convinta ad iscrivermi a Facebook, mi ha convinta ad aprire un blog. La mia esperienza di scrittura si è evoluta poi grazie ad un’altra donna, che credevo amica, dalla quale ho ricevuto una cocente delusione, a riprova di quanto ho detto poco fa. Ma non rinnego nulla e non posso non ammettere che parte della mia evoluzione nella scrittura sia dovuta anche a lei.
Il blog è rimasto privato per moltissimo tempo, scrivevo sotto pseudonimo e mi ero creata un profilo
Facebook apposta. Poi è inaspettatamente arrivato il boom, grazie ad un post un po’ ironico sulla maternità, che mi ha fatta conoscere. Da lì ho continuato la mia attività da blogger, ma avevo voglia di cimentarmi con qualcosa di più impegnativo e per certi versi disciplinato. Scrivevo articoli su argomenti disparati - è tuttora così, il mio non è un blog tematico - senza darmi una linea editoriale, senza un numero di cartelle o caratteri, tutto completamente a braccio. Ho iniziato così a scrivere racconti, che inviavo ai concorsi letterari più disparati, dalla pro-loco di paese alle case editrici, che usavo come puro esercizio (per esempio per il numero di caratteri o cartelle, o nell’affrontare un tema preciso, decidendo il taglio, lo stile e via dicendo). Ne ho vinti parecchi ed è stato un riconoscimento inaspettato per me. Poi è arrivato il concorso per “Controtempo” e mi sono lanciata, lavorando per la prima volta alla stesura di un romanzo, una cosa immensa, una montagna da scalare.
E incredibilmente, ce l’ho fatta.

A: Qual è l’ora migliore per scrivere secondo te?
S. Ah guarda, io sono pessima, non ho disciplina in niente, non ho metodo. Io sedimento. Il momento
creativo per eccellenza per me sono i 30/40 minuti di strada fatta in scooter tra casa e lavoro. Posso solo pensare, senza distrazioni. Se ho un’intuizione me la giro in testa finché arrivo al momento che o la scrivo o esplodo. Ed in genere esplode sul foglio bianco, con tutti i suoi particolari. E così, finché non ho abbastanza materiale da mettere insieme per un altro libro!

A: C’era un’abitudine particolare durante la stesura del romanzo? Un rito a cui non potevi rinunciare, ad esempio?
S. L’unica mania che mi sono resa conto di avere, è che a casa non so scrivere sul computer fisso; forse perché il portatile me lo posso portare ovunque, in spiaggia o anche in bagno!

A: Quante ore dedicavi alla stesura del romanzo? E come hai conciliato il tuo essere donna, scrittrice,
lavoratrice e soprattutto mamma?
S. E’ davvero difficile quantificare, per tutti i motivi che ti ho scritto sopra. Per me scrivere non è una fatica, non ho bisogno di concentrazione estrema, e quello che voglio dire, quando arrivo al momento della scrittura, ce l’ho talmente chiaro in testa che posso interrompermi cento volte senza perdere il filo. Scrivere in ufficio, appena arrivavo al mattino, per non perdere quello che avevo pensato, oppure in pausa pranzo. Scrivevo la sera, dopo aver messo mio figlio a dormire, oppure nei weekend, mentre lui giocava o guardava i cartoni, ma la verità anche se sembra una di quelle sparate da scrittore borioso, è che quando la storia ce l’hai chiara in testa, scrivi sempre, anche mentre rimescoli il sugo o stai stirando. Mettere nero su bianco la storia serve solo, in seguito, a trovare i punti di snodo. Per esempio il finale. Ne avevo scritti tre diversi, ma quello definitivo è arrivato solo scrivendo.

A: Una curiosità od un aneddoto particolare legato al romanzo?
S. Forse il fatto che sia così zeppo di errori, e che ciò nonostante sia stato ugualmente apprezzato. Tanti mi hanno detto che la storia trascina talmente tanto nella lettura, che gli errori nemmeno si notano. Gli altri invece facevano a gara a chi me ne faceva notare di più!
Un’altra cosa divertente invece è stata la nascita del tutto casuale di un hashtag #controtempovainvacanza; il libro ha cominciato ad essere distribuito in estate, per cui tutti i miei lettori hanno cominciato a mandarmi foto del libro ad ogni latitudine. E’ arrivato persino in Indonesia!

A: Tu hai avuto la possibilità ed il merito di pubblicare con una Casa editrice. Ti va di raccontarci il tuo percorso, le eventuali porte in faccia e come sei arrivata alla tua CE?
S. Come raccontavo sopra, “Controtempo”è nato a seguito della mia risposta ad un bando indetto dalla casa editrice che poi mi ha pubblicata.
Prima di allora, devo dirti la verità, non avevo mai preso in considerazione di pubblicare un romanzo nè, tantomeno, di scriverlo. Avevo una bozza, ma di un altro lavoro, che poi è diventato il mio secondo romanzo. “Controtempo” invece è nato da un racconto, che ho deciso di sviluppare.
Devo ammettere che sono stata fortunata: sono rientrata nella rosa dei dieci vincitori del bando e sono stata pubblicata. Mentre per il mio secondo romanzo ho ricevuto una vera e propria proposta editoriale, anche quella inaspettata.
Insomma, non ho mai ricevuto porte in faccia, ma credo davvero che sia stata solo una questione di fortuna, di tempismo, di trovarsi al momento giusto nel posto giusto.
E poi, ho avuto un’altra grande fortuna, ovvero quella di ritrovare un’amica dell’università, Roberta
Lagostena, che nel frattempo è diventata responsabile di un’agenzia di comunicazione RL Comunicazione, che mi ha aiutata e continua a farlo, con la promozione. Insieme stiamo lavorando benissimo, e il suo contributo è stato fondamentale per aiutarmi nella promozione e nella comunicazione. Come vedi, le mie amiche sono sempre la mia più grande risorsa!

A: Che cosa pensi del self publishing? Secondo te può essere una risorsa per gli aspiranti scrittori? E tu hai mai pensato di pubblicare come self?
S. Credo che il self-publishing sia una grande risorsa; non lo avevo mai preso in considerazione e continuo a pensare che la strada della casa editrice possa fornire un maggiore supporto, a livello di promozione e distribuzione. Devo dirti che nel mio caso così non è stato e tutto il lavoro “sporco” è finito sulle spalle dellamia PR, come ti dicevo sopra. Però io credo sia un’ottima risorsa per gli aspiranti scrittori. Se non sbaglio il vincitore, o forse uno dei finalisti, del Premio Strega dell’anno scorso era proprio un autore uscito in self-publishing.
La verità è che in questo campo ormai la concorrenza è spietata e, per contro, chiunque scrive, e spero di non passare per snob con questa affermazione, ma è difficilissimo trovare testi di qualità Ma quando questo succede, la rete premia, non c’è niente da fare. Pensa ad Enrica Tesio e al suo blog, relativamente piccolo e poco conosciuto, che ha avuto un boom in pochissimi mesi grazie a testi di qualità altissima, tanto da farsi notare da una casa editrice come Rizzoli.
A: E’ appena uscito il tuo nuovo romanzo: “Ingannevole verità” edito, questa volta, da Edizioni Leucotea. Dimmi perché dovrei leggerlo in 3 parole.
S. Facciamo che ti do’ tre buoni motivi:
-Perché è un romanzo che parla di donne, in una maniera cruda e schietta che penso apprezzerai.
-Perché si parla di Africa, che non è Cuba ma quasi, e di nuovo di Genova
-Perché questa volta ci ho messo l’anima davvero e devi dirmi se si sente per farmi un’altra intervista bella come questa!

A: Questa è forse l’intervista più lunga e di più ampio respiro fino ad oggi sul mio blog. Ma, del resto, avevo di fronte una donna di tale complessità emotiva e di vita che non potevo farti solo domande sul libro. Grazie per la tua disponibilità e alla prossima!
S. Grazie a te, è stato un piacere! E spero di ripetere presto l’esperienza!

E siamo così giunti anche al termine di questo episodio. Di seguito troverete il libro linkato ad Amazon e ai principali store online per poterlo acquistare. Non perdetelo!

Con le Astronavi ci vediamo al prossimo post!


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