A mio padre



Caro Papozzo, oggi è la tua festa ed è la prima volta che la trascorriamo separati. In 37 anni questa sarà la prima volta che ti farò gli auguri per telefono e non ti consegnerò trepidante un regalino. Mi sento come un'innamorata lontana dal suo amato (ed io so di cosa parlo visto che con A. la distanza l'abbiamo gestita per anni). Ma la distanza, caro Papà, spesso fa bene perchè stimola i ricordi, stimola a pensare e comprendere meglio il valore delle persone e delle cose. 



Con te e mamma al mio primo viaggio in Sardegna


Non ho molti ricordi di me da piccola però diversi sono con te: ricordo le nostre domeniche mattina a guardare i cartoni nel lettone. Te li ricordi? I Puffi, Lady Oscar, Belle e Sebastien che a te piaceva più di ogni altro. Anni dopo tu e Zeus sareste stati una sorta di Belle e Sebastien dei tempi moderni, inseparabili, complici, insostituibili l'uno per l'altro. E poi mi ricordo le gite in campagna, mi ricordo quando mi portavi in spalla, mi ricordo quando raccoglievamo le castagne, le partite a pallone con i miei fratelli, i cugini e lo zio. Mi ricordo le estati in Sardegna al mare, le partite a racchettoni al tramonto, quando la spiaggia era deserta e potevamo fare quel che ci pareva. 
Mi ricordo il campeggio a Varigotti, una delle esperienze più divertenti della mia vita, non avevo paura di niente perchè tanto c'eri tu. Mi ricordo la casa in campagna ad Alice Bel Colle ed i weekend trascorsi lì con tutta la famiglia e anche con gli zii e i miei adorati cugini. 
Mi ricordo le guerre che sono iniziate in famiglia, ad una certo punto, quando J. e I. sono diventati adolescenti, ricordo la tua severità nel tentativo di non perderli, di insegnargli i tuoi valori. A volte, te l'ho sempre detto, sei stato forse troppo severo con loro. Con me mai. Certo io ero molto più tranquilla di loro ma la verità è che con me sfoderavi una dolcezza che non avevi per nessun altro. Non era una preferenza, no, che tu di figli preferiti non ne hai mai avuti, ma era un riguardo speciale per la tua bambina. Per quella nanerottola che ti correva incontro, che ti abbracciava all'improvviso e che ti diceva sempre che ti voleva bene e che, un giorno, ti avrebbe sposato. Poi sono cresciuta e non ho più detto che ti avrei sposato, ovviamente, ma ho continuato ad abbracciarti e a dirti che ti volevo bene. 
Tu sei la persona che ha fatto con me il liceo: per farmi dormire un pò di più mi accompagnavi tutte le mattine a scuola e, siccome per te e mamma era imprescindibile che la famiglia si riunisse a tavola, mi venivi anche prendere, in modo che potessi mangiare con voi e non dopo da sola. Tu sei quello che, quando sono iniziate le feste per i diciottesimi, mi accompagnava e mi veniva a prendere anche alle tre di notte ed in qualsiasi luogo, perchè non ti fidavi a farmi tornare in macchina con altri che "chissà che combinate a quelle feste". Ma, allo stesso tempo, mi lasciavi sempre un pò prima del luogo di appuntamento e mi venivi a prendere con discrezione perchè non volevi che mi imbarazzassi. Ma sai, papà, io non mi imbarazzavo affatto perchè un papà come te me lo hanno sempre invidiato ed io mi pavoneggiavo sempre di essere così fortunata.
Ricordo la tristezza delle vigilie di natale a cenare senza di te perchè eri dovuto andare a lavorare. 
Il tuo lavoro che ti chiamava giorno e notte, sabato e domenica, festività varie. Potevano esserci cinquanta persone in casa ma a me mancava sempre il mio papà. E te lo ricordi papà cosa mi promettevi sempre? Che saresti tornato prima della mezzanotte per aprire i regali insieme.
Non hai mai tradito quella promessa.



Con Eva



Sono diventata una donna, papà e, ad un certo punto, ho deciso di sposare un uomo. Il mio fidanzato storico, quello che ti avevo presentato quando avevo 19 anni e che a 26 annunciai di voler sposare. Abbiamo comprato casa e tu l'hai ristrutturata per noi. E, al di la dell'aiuto economico che tu e mamma ci avete dato, io ricordo il lavoro che ci hai messo, ricordo che non hai permesso a nessuno di posare una piastrella nel bagno, hai fatto tutto tu, perchè doveva essere perfetto. E lo hai fatto, nonostante le ernie del disco ti tormentassero già nel 2007. Ho amato quella casa perchè doveva essere l'inizio della mia vita matrimoniale, il sogno di una bimba che diventava realtà ma oggi continuo ad amarla perchè in quella casa c'è l'amore di mio padre per me. Anche se oggi non vivo più lì, anche se il mio sogno di bimba è andato in mille pezzi. 
Te lo ricordi papà cosa mi dicesti il giorno del mio matrimonio, quando io piangevo da ore e stavo male? "Ma non sarà che hai cambiato idea? Guardami in faccia... Senti, a me non me ne frega niente degli invitati, dei soldi, del vestito e  della figura. A me interessa che tu sia felice. Perciò se hai capito che non ti vuoi sposare, io annullo tutto adesso e ce ne andiamo al ristorante a farci una mangiata."
Ti ho guardato come se fossi ammattito in quel momento ma oggi mi domando se tu non avessi già capito cose che io non avevo potuto o saputo vedere. E questa domanda ancora non te l'ho fatta...
Quel matrimonio c'è stato e tu mi hai lasciata nelle mani di un altro uomo, un uomo che mi ha poi abbandonata nel momento più difficile della mia vita: quello della malattia. 
Chissà se ci pensi mai a quei giorni in cui tutti i nostri equilibri sono saltati, a quei giorni in cui aspettavamo trepidanti una diagnosi che poi è arrivata ma non conoscevamo il nemico. Lo conosceva solo mamma ed infatti quella sconfortata era lei. Ti ricordi io e te, papà, come reagimmo? Eravamo sollevati perchè, per giorni, avevamo pensato ad un tumore ed invece era Morbo di Crohn. Qualsiasi cosa fosse lo avremmo affrontato e vinto. Beata ignoranza la nostra! 
Anche allora se non ti avessi avuto vicino, insieme a mamma, non lo so che ne sarebbe stato di me. Perchè io sono andata in mille pezzi dopo l'abbandono del mio ex marito, quando ho lasciato la casa che tu avevi ristrutturato per me, quando la malattia mordeva senza darmi tregua. Sono stati anni difficili quelli ma non c'è stata una singola volta in cui, se ti ho chiamato, tu non sia corso da me. Come un vero principe azzurro.
Ma un giorno il principe azzurro si è ammalato ed ha rischiato di morire. Ti ho mai detto che mi è tremata la terra sotto i piedi? Ti ho mai detto che ho avuto paura di perderti a causa di quella maledetta infezione? Sai quante volte io e mamma ti guardavamo con tenerezza in ospedale prima e a casa poi, vedendoti dimagrire, giorno per giorno, vedendo la tua energia svanire? Tu sei il mio super eroe e vederti in quel momento di forte fragilità mi ha fatto crescere. Sei diventato un essere umano in tutto e per tutto ai miei occhi. L'uomo più speciale del mondo ma, finalmente, ero capace di concederti di essere fragile. Abbiamo lottato insieme, tutti insieme e tu sei guarito. Sei tornato tu.




Mio papà a 18 anni, Poi dici perchè lo volevo sposare...

Sono passati anni dalla separazione e poi dal divorzio e, un giorno, ti ho detto che mi sarei trasferita a 500 km da te per andare a vivere con A. Me la ricordo la tua faccia... E sorrido. Non mi hai ostacolata, mi hai spesso rassicurata e mi hai solo chiesto di farti una promessa ed io la manterrò, papà. Il giorno in cui sono partita mi hai abbracciata e mi hai detto: "Mi raccomando. Io sono qui, sempre.". Ed io lo so che ci sei, anche oggi che siamo lontani fisicamente, ma sempre un cuore solo.
Il giorno che a Roma, nei primi mesi dopo il trasferimento, mi ha seguita quell'energumeno, ho chiamato te e ti ho tenuto al telefono per un'ora buona, te lo ricordi? Tu stavi tornando a casa e te ne sei stato un'ora chiuso nel furgone, sotto la pioggia a tenermi compagnia. Che figlia matta che hai...
Sai papà, volevo solo dirti che mi manchi ma sono felice, sto bene e non rimpiango la scelta fatta. 
Voglio solo dirti che ti voglio bene e che è bello sapere che ci sei. La distanza da te e da mamma mi sta insegnando ad amarvi ancora di più, se possibile e voglio vivere questa cosa come un dono e non come una mutilazione.
C'è un passo della lettera di Riccardo Rossi a sua figlia che ci descrive e che io, ogni anno, ti dedico perchè racchiude tutto ciò che tu sei per me, il mio porto sicuro:

"E ricordati, cara figlia mia, che se una volta, quando sarai una donna, dovessi attraversare un momento difficile in cui ti sentirai sola come mai ti è successo e non troverai nessuno accanto, dovrai girare la testa per guardare dietro di te. E troverai un uomo solo. Tuo padre. "

Ti voglio bene, Papozzo mio, tu sei una delle benedizioni della mia vita. Buona festa a te che sei sempre stato Padre.








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