Visible Signs of Love Stories Project: storie, lotte e difficoltà di madri e figli nati con il cesareo


Da Visible Signs of Love Stories


La scorsa settimana ero a casa in convalescenza per una brutta recidiva del Morbo di Crohn. Era pomeriggio ed ero seduta al pc per finire un'intervista per un pezzo da pubblicare prossimamente sul blog (rimanete sintonizzati perchè sarà un pezzo molto glamour e anche un pò piccante). 
Mentre attendevo che il the si raffreddasse un poco, mi sono messa a dare un'occhiata a Facebook e, fra le pagine consigliate, è apparsa Visible Signs of Love Stories. Lì per lì ho pensato si trattasse di una pagina contro la violenza sulle donne e, così, d'istinto ho deciso di cliccare sopra la piccola icona che me la proponeva. A quel punto mi sono accorta subito che mi sbagliavo di grosso: si tratta di un progetto fotografico che vuole dare voce a tutte le donne che, per qualsiasi motivo, hanno dovuto dare alla luce i loro figli con il cesareo e che si sentono dscriminate, o madri a metà per questo. 
 
Photo Gabriele Marmotta
A gennaio 2017, le Astronavi si erano occupate di violenza ostetrica, in collaborazione con Innecesareo Onlus, e ne era venuto fuori mio pezzo intitolato  "Il parto rubato": un pezzo che mi ha coinvolta molto perchè nato dall'esperienza della mia amica Chiara e da mesi di contatti con molte donne vittime di violenza ostetrica e desiderose di avere un vbac (vaginal birth after cesarean) come "rivincita" per quel che avevano subìto. 
Anche dopo la pubblicazione de "Il parto rubato" ho continuato a seguire le donne di Innecesareo, vivendo e leggendo le loro storie, gioendo dei loro successi e benedicendo con estrema gratitudine la Vita di ogni piccola creatura che viene al mondo in questa grande famiglia in cui ho avuto l'onore di entrare.
Il 4 aprile scorso, il Web ha celebrato l'anniversario dell'hashtag #Bastatacere, grazie al quale moltissime donne hanno gridato il loro dolore come vittime di violenza ostetrica: il movimento suscitato da questo hashtag è stato enorme ed ha portato alla luce un universo di atrocità troppo a lungo taciute. Uno di quei rari casi in cui i social hanno davvero avuto una funzione utile per tutti.
 
Per quel che mi riguarda, lo sapete, ho "scelto" di non avere figli, non perchè non li voglia, o non li possa avere ma perchè, essendo affetta da diverse malattie autoimmuni, preferisco evitare di "tramandare" le mie fatiche ad un altro individuo (anche se nessuna delle mie patologie è definita ereditaria, c'è comunque una discreta percentuale di familiarità). 
Perciò io ed A. abbiamo deciso di fare quello che, secondo noi, è un estremo gesto d'amore e così abbiamo preferito soffocare il nostro desiderio di genitorialità, non senza dolore e vuoto incolmabile da portarsi appresso ogni santo giorno. Per alcuni siamo solo codardi o, nella migliore delle ipotesi, egoisti ma ormai lascio che ciascuno creda ciò che gli pare e vado dritta per la mia strada ( su "La fatica di chi non procrea" ho scritto qui). 
In ogni caso, il fatto di non avere figli miei non mi ha impedito di trovare questo progetto molto interessante e di desiderare subito di poterlo sostenere attraverso il mio blog, perciò ho contattato subito il suo creatore, il fotografo Gabriele Marmotta, per chiedergli un'intervista. Gabriele è stato subito molto disponibile e quindi ecco a voi che cosa ha risposto alle mie domande e che cosa rappresenta per lui Visible Signs of Love Stories!

Photo Gabriele Marmotta

Intervista con Gabriele Marmotta: 



Aspettando le Astronavi: Ciao Gabriele, benvenuto su Aspettando le Astronavi e grazie per il tempo che hai deciso di concedere a questa intervista!

G: Grazie a te per lo spazio che hai deciso di dedicare al mio progetto!


A: Iniziamo da te… Chi è Gabriele Marmotta?


G: Mi piace potermi definire un eterno sognatore. Ho 32 anni, sono un uomo, un marito e un padre. Conduco una vita "normale" e, diversi anni fa, ho fatto della fotografia la mia più grande passione attraverso la quale veicolo tutte le mie emozioni.


A: Come nasce Visible Signs of Love Stories? Voglio dire, è abbastanza curioso che l’idea sia venuta ad un uomo: l’idea nasce dal tuo vissutopersonale, oppure di amici, parenti, conoscenti?


G: Questa domanda è diventata di routine durante i colloqui che sto tenendo per il progetto! Tutto parte dalla nascita del mio secondo figlio quando, inspiegabilmente, proposi a mia moglie di realizzare un primo piano della sua cicatrice, cosa che tra l'altro ancora non siamo riusciti a fare. Poi, un giorno, mi sono imbattuto per caso in un articolo che raccontava della discriminazione da parte di un fotografo di nascite nei confronti di una mamma che aveva da poco partorito attraverso il taglio cesareo. Mi sono informato e sono venuto a conoscenza di quanto spesso avvenga tale denigrazione: pochi minuti dopo ero alla ricerca di un titolo da dare a questa mia opera!

A: Anch'io ho avuto la tua stessa percezione e, attraverso l'esperienza con Innecesareo e Basta tacere ho potuto, purtroppo, toccare con mano questa discriminazione nei confronti delle donne che hanno avuto parto cesarei. 


A: C’è qualcuno che ti ha ispirato?


G: Posso senza alcun dubbio riconoscere che parte della mia ispirazione deriva dal progetto che tu stessa conosci, realizzato dall'ottima fotografa Chiara De Marchi.

A: Conosco molto bene il progetto di Chiara (Invisible Body Disabilities) perchè oltre ad essere un progetto di altissima qualità e successo, sono anche una delle "guerriere" che Chiara racconta, visto che sono affetta da Morbo di Crohn da molti anni ormai. E' molto bello che Invisible Body Disabilities sia anche fonte di ispirazione per altri artisti. Inoltre è come se, in qualche modo, fossi legata al tuo progetto visto che tu trai ispirazione da Chiara ed io ho scritto di violenza ostetrica e di parto cesareo... Sembra quasi destino. 

Photo Gabriele Marmotta



A: Qual è l’obiettivo del tuo progetto?


G: Vorrei permettere a chiunque ne senta il bisogno di riscattarsi attraverso le mie immagini, veicolando un messaggio di eguaglianza, di forza e di purezza, compiacimento di se stessi. Dare voce alle esperienze, positive e negative, creare una situazione nella quale la mamma portatrice di una cicatrice possa confrontarsi non con un fotografo, ma con uno specchio.



A: Se una delle lettrici delle Astronavi volesse farsi avanti per partecipare al tuo progetto come deve fare? Come può contattarti?


G: Molto semplice! Direttamente sul mio profilo Facebook personale o scrivendo alla pagina Facebook del progetto. In seguito al primo contatto ci sarà una breve telefonata nella quale cercherò di illustrare ciò che vorrei fare.


A: Sei disposto a raggiungere tu le tue “modelle” o devono raggiungerti loro?


G: La mia idea è quella di eseguire gli scatti presso l'abitazione della modella "ove possibile", portando con me un piccolo set comprensivo di luci e fondale. Questo perché sono fortemente convinto che trovarsi nelle proprie mura domestiche renda tutto più semplice, mettendo chi posa a proprio agio.


A: Se qualche collega fotografo volesse partecipare al progetto, gratuitamente ovviamente, può contattarti per offrire il suo aiuto?


G: Certamente! Sono sempre aperto alle collaborazioni, purché non venga alterata la natura del progetto.


A: Per Visible Signs of Love Stories è stata aperta una raccolta fondi, i cui rifermenti metterò alla fine del post: come intendi impiegare i soldi raccolti?


G: Ho deciso di aprire una raccolta in crownfunding per finanziare la produzione di un libro che si intitolerà  "The Second  Smile". Questo mi permetterà di avere delle copie a disposizione e renderà il libro ordinabile presso i maggiori store d'Italia, i cui proventi verranno destinati ad un'associazione Onlus che si chiama  "Vite Coraggiose" dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.


A: Collabori con qualche associazione in particolare?


G: Ci sono due  associazioni che hanno manifestato il loro interesse per il mio progetto, credo però di non poter fare ancora nomi in quanto siamo soltanto all'inizio!

A: E mi pare più che corretto e professionale.


A: Gabriele nel tuo quotidiano, attraverso le esperienze che stai raccogliendo, quanto pensi che sia profondo il “giudizio sociale” verso una donna che ha partorito con cesareo? Hai davvero la percezione che vengano catalogate come madri di serie B, oppure pensi si tratti del trauma che si portano dietro queste donne che hanno avuto gravidanze e parti molto difficili?


G: Partiamo dal presupposto che un parto non è mai una cosa facile, che sia naturale o chirurgico, ma ti basti pensare che se una donna ha già eseguito un taglio cesareo e, per sua fortuna, ha la possibilità di dare alla luce il suo secondo figlio con parto naturale, nella sua cartella clinica di ricovero verrà scritto che non ha mai partorito. Potrei dilungarmi sui punti di vista delle varie associazioni cattoliche, ma credo sia davvero un campo minato che vorrei evitare e poi, come hai detto tu, ci sono le singole esperienze con i rispettivi traumi e gioie che si portano dietro le mamme che non sono minimamente da sottovalutare perché ledono fortemente la stabilità emotiva.


A: Pensi di raccogliere le foto, oltre che in un libro, anche in una mostra fotografica? 


G: Lo spero davvero! Poter accompagnare il progetto con delle esposizioni fotografiche sarebbe un'ottima situazione da cui trarre confronti e discussioni.


A: Grazie Gabriele per la tua disponibilità e, se ti va, sarà un piacere per me ed il mio blog continuare a seguire il tuo progetto!


G: Grazie a te per avermi dedicato del tempo e avermi dato modo di illustrarvi il mio progetto. Siamo ancora in pochi ma sono certo si crescerà presto. Ho fortemente dubitato di tutto fino all' attimo antecedente lo scatto della prima fotografia.
Ad oggi, dopo aver ascoltato e raccolto alcune testimonianze ed accolto i ringraziamenti di chi vi ha partecipato, sono certo di aver preso la strada giusta. Grazie ancora!


Di seguito troverete i link alla pagina ufficiale del progetto e al sito per la raccolta fondi. Personalmente, credo che questo sia un porgetto molto bello e che molte donne possano ritrovarsi nell'obiettivo di Gabriele. E' un altro modo per non tacere, mamme, non lasciatevelo scappare!





Crowfunding (Donate mi raccomando!)


Photo Gabriele Marmotta






















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